Le dieci frasi più famose di Antonio Conte

“Non si può mangiare con 10 euro in un ristorante da 100 euro”

“Per vincere ci vuole testa, cuore e gambe. Non in quest’ordine preciso”.

“Chi vince scrive, chi arriva secondo ha fatto un buon campionato ma non ha fatto la storia”

“Chi affronta la Juve fa sempre la partita della vita. Per noi è normale amministrazione”

“Il perdono fa parte del compito dell’allenatore, altrimenti su 25 calciatori ne salveresti 10”

“La Juve l’ho lasciata antipatica e l’ho trovata simpatica. Voglio che torni antipatica presto. Io se perdo muoio”

“Io vivo per la vittoria. In Nazionale chiamerò chi lo merita, voglio solo grandi uomini, dentro e fuori dal campo”

“Non è che ti svegli alla mattina e dici: oggi vinco. C’è un percorso da rispettare e non ci sono scorciatoie”

“Voglio continuare a crescere, a stupire me stesso e gli altri. La Juventus non è un punto di arrivo. Tutto per me è un punto di partenza”

“Più vai in vetta e più sono forti le folate di vento”

[Gazzetta dello Sport on line”, 31/95/2019]

13.

<<L’indulgenza verso noi stessi è pari soltanto all’impegno che mettiamo nel cercare un capro espiatorio che scaraventi la responsabilità lontano da noi.>>]

[Massimo Gramellini, Il Corriere della Sera, 23 maggio 2019.]

Effetto framing

   Un giorno un frate francescano e un gesuita si trovarono per caso assieme nel chiostro di un convento a pregare. Il francescano, inginocchiato in un angolo, sgranava con impegno il proprio rosario. Il gesuita, invece, percorreva con passi lenti il perimetro del chiostro salmodiando con una sigaretta accesa nella mano sinistra e il libro dei salmi nella destra. All’ennesimo passaggio del gesuita, il frate francescano, distratto e stupito dal fatto che questi stesse fumando, interruppe le proprie preghiere e chiese all’altro: “Ma il vostro padre superiore vi permette di fumare mentre pregate? Perché anch’io ho il vizio del fumo e ho chiesto più volte al mio padre superiore il permesso di fumare mentre prego, ma lui me l’ha sempre rifiutato”. Il gesuita, fermandosi, dopo aver tratto una ricca tirata dalla sigaretta, sorridendo rispose al francescano: “Anche il nostro padre superiore non permetterebbe mai che fumassimo mentre preghiamo, ma quando gli ho chiesto il permesso di pregare mentre fumo passeggiando per il chiostro non ha avuto esitazioni ad accordarmelo.

   Credo che il significato di questa storiella letta, se non ricordo male, su Psicologia Contemporanea, sia abbastanza chiaro. Gli psicologi lo chiamano “effetto framing”, ovvero effetto cornice: il buon esito di una richiesta dipende in buona parte dalle modalità di presentazione.

12.

   «Avevo appena finito di fare le prove dei concerti che ci sarebbero stati da lì a pochi giorni… Sì, è cambiato tutto perché è cambiato il mio modo di vedere le cose. Prima dividevo tutto in modo binario: bene o male, bianco o nero, giusto o sbagliato. Ora è diverso. Credo lo capisca chi ha vissuto una tragedia: le cose non le cataloghi, le accetti. Smetti di semplificare la realtà in due poli e vedi un mondo più complesso. Trovare un significato non ha più significato».

[Michele Bravi, intervista del Corriere della Sera, 23/05/2019]

11.

   Ogni gioco prevede vincitori e perdenti. Nel gioco della libertà, però, la differenza tra le due categorie tende ad essere sfumata, se non del tutto cancellata. Chi ha perso si consola con la speranza di vincere la prossima volta, mentre la gioia del vincitore è offuscata dal presentimento della perdita. Per entrambi, la libertà significa che nulla è stabilito in modo permanente e che la ruota della fortuna può ancora girare. I capricci della sorte rendono incerta la condizione di entrambi. Ma l’incertezza è portatrice di messaggi differenti: ai perdenti dice che non tutto è ancora perduto, mentre ai vincenti sussurra che ogni trionfo tende ad essere precario.

[Zigmunt Bauman, La società dell’incertezza, Il Mulino, 1999]

Effetto Montecristo

L’essere umano ama l’azione spettacolare, la rappresentazione teatrale, il colpo di scena, l’effetto sorpresa. Uno dei romanzi più celebri di tutti i tempi è, infatti, Il “Conte di Montecristo” del francese Alessandro Dumas. La trama, appassionante e ricca di colpi di scena, è arcinota.

   L’eroe del romanzo, Edmond Dantes, giovane ufficiale di marina di belle speranze, cade vittima di un complotto ordito da alcuni rivali e viene ingiustamente arrestato il giorno delle nozze. Durante la reclusione, durata diciassette anni, conosce l’abate Faria che propizia la sua fuga avventurosa e gli consente di impadronirsi di un favoloso tesoro sepolto nell’isola di Montecristo. Divenuto ricchissimo, si fa nominare dalle autorità italiane Conte di Montecristo, ritorna a Marsiglia, città dove era stato arrestato, e senza che nessuno lo riconosca, trama nell’ombra e porta a termine la vendetta contro i suoi nemici.

   Tutti quelli che conoscono la storia, probabilmente, qualche volta avranno fantasticato di vestire i panni di Montecristo. Soprattutto di fronte alla prosopopea e alle angherie dei prepotenti, magari abbiamo sperato in una metamorfosi. Pura fantasia, dirà qualcuno. Certo, però la vita mi ha insegnato che un sogno può diventare realtà: basta farne un punto d’onore. Facciamoli neri dicono i due eroi del film una poltrona per due nel momento della resa dei conti. Io li farei anche gialli per tutta la bile che gli andrà di traverso.