<<La meta del viaggio è Via-di-qua: via dalla rinuncia al senso della vita. La Partenza è il primo atto di ribellione necessario contro la Rinuncia, perché chi rinuncia si trova, prima o poi, senza vita o addirittura contro la vita. Chi è vicino a noi non capirà: solo noi abbiamo sentito il suono della convocazione. Siamo noi a decidere e niente di quello che ci hanno dato finora può «salvarci», perché il cammino è lungo quanto tutta la nostra anima, sulla cui irripetibile via non ci si può nutrire di nessun’altra provvista se non quella che vi si trova o vi si riceve, perché solo la ricerca di senso rende il senso già presente. Possiamo certo ignorare la chiamata, ma si ripresenterà, con il passare del tempo, più forte e dolorosa, quanto più vicina sarà l’ultima chiamata, quella per cui la Partenza sarà inevitabile. Cacciamo via i guardiani, interni o esterni, dell’assenza di scopo. Andiamo Via-da-qua, via dall’ultimo banco della vita: la Rinuncia. È l’ora della Partenza. Il viaggio sarà (Kafka usa ungeheur, parola tedesca bellissima per estensione di significato e centrale nella sua creazione artistica): enorme, tremendo, spaventoso, immenso, straordinario, incredibile. Proprio come la vita.>>
[Alessandro D’Avenia – K. tra rinuncia e partenza – Corriere della Sera del 23/09/2019]