Errare humanum est

   “Errare humanum est” sentenziavano gli antichi romani… per poi aggiungere immediatamente dopo: “perseverare autem diabolicum.” Sostanzialmente: commettere errori è umano, ma perseverare è diabolico. Solo chi non agisce non commette errori. L’errore è un elemento naturale del processo di crescita. Non bisogna crocifiggerlo: basta prendere atto che sbagliare è umano e farne tesoro per il futuro.

   Spigolando sui blog di crescita personale, ho notato che la lista degli errori umani evidenziati dalla Continua a leggere “Errare humanum est”

La sindrome di Penelope

   Una delle figure più significative dell’“Odissea” di Omero è quella di Penelope, fedele sposa del Re di Itaca Ulisse. La storia è arcinota: nonostante vent’anni di lontananza dello sposo e le infinite pressioni a cui è sottoposta dai pretendenti alla sua mano che si sono insediati nella sua casa approfittando dell’assenza dell’eroe, ella riesce a rimandare il matrimonio con un sotterfugio: promette che sceglierà lo sposo solo dopo aver terminato di tessere una tela che tesse di giorno e disfa di notte.

   A parte la seduzione esercitata dall’immagine della sposa fedele che resiste alle lusinghe del mondo e vive nella speranza di riabbracciare il marito e che l’unico modo per raggiungere l’obiettivo era Continua a leggere “La sindrome di Penelope”

Akraso

   Akraso è un giovanotto prossimo al traguardo dei trent’anni. Ha le mani bucate, promette sicuro e manca certo. Vive per mangiare, organizza sontuosi pranzi e cenette con gli amici. È nemico di se stesso.

   Non sa cosa significa la parola risparmio… Spera di risolvere i suoi problemi economici con una vincita milionaria. Conosce ogni tipologia di giocata ma ha una preferenza per i gratta e vinci che acquista “a quantità industriale” e per le “slot machine”.

   Prende quello che vuole, spesso senza chiedere il permesso. Se causa dei danni non è mai colpa sua: si ritiene perseguitato dalla sfortuna, si piange addosso continuamente, è sempre colpa degli altri per i suoi insuccessi. Sembra quasi che si procuri consapevolmente una distorsione al piede per Continua a leggere “Akraso”

Paolo e Francesca (2)

Il sacrificio

   Ritornato all’accampamento del fratello, Paolo, è pensieroso e cerca la solitudine… è facile dedurre che il suo pensiero è per la giovane ravennate che gli ha salvato la vita. Intanto, il fratello lo convoca e gli comunica di voler cambiare strategia: vuole prendere in moglie l’unica figlia del Conte Guido, Signore di Ravenna, cosicché avrà la città di Ravenna senza spargere altro sangue.

Il Malatesta chiede una tregua e i suoi inviati contattano il Conte Guido per proporre il matrimonio.

   <<Francesca – dice il Conte a sua figlia raccolta in preghiera nella Cappella di famiglia – continua a pregare, avrai più forza per ascoltare quanto sto per dirti… e anch’io. Dio ha voluto metterci alla prova. I messi del Signore di Rimini hanno dettato le condizioni della pace. Non sono dure che per me e per te. Il Malatesta toglierà l’assedio e Continua a leggere “Paolo e Francesca (2)”

Un vero uomo

   Leonardo Sciascia, nel romanzo “Il giorno della civetta”, divide l’umanità in cinque categorie: gli uomini, i mezzi uomini, gli ominicchi, i piglianculo e i quaquaraqua. “Pochissimi gli uomini; i mezzi uomini pochi, che mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezzi uomini. E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più in giù: i piglianculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere con le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione delle anatre.” Come si evince agevolmente gli uomini scarseggiano, Continua a leggere “Un vero uomo”

Paolo e Francesca (1)

   Paolo e Francesca – La storia di Francesca da Rimini è un film del 1950, di produzione italiana, diretto dal regista Raffaello Matarazzo e interpretato da Odile Versois e Armando Francioli.

La trama

   Siamo nel 1277, Ravenna, governata dal Conte Guido, è assediata da Gianciotto Malatesta Signore di Rimini. Il combattimento prosegue da tre mesi. Ravenna resiste. Il Malatesta è arrabbiato e, durante una riunione, Continua a leggere “Paolo e Francesca (1)”

Il mezzo e il fine

   Per mezzo o strumento, in un’accezione generica, s’intende qualsiasi cosa che permette di raggiungere un fine.

   Per fine o scopo, invece, s’intende ciò verso cui tendiamo, l’intenzione, il proposito. Un fine può essere lecito o illecito, nascosto, o palese, diverso da quello dichiarato e così via. Credo che il fine possa essere considerato un ottimo propellente per la motivazione.

   Mezzi e fini sono diversi da epoca ad epoca, da cultura a cultura, da persona a persona.

   Prendiamo il denaro, ad esempio. Prima dell’avvento del consumismo il denaro Continua a leggere “Il mezzo e il fine”

“Gli amici sono quelli che stanno in tasca”

   “Gli amici sono quelli che stanno in tasca” è un motto che ho ascoltato spesso fin dall’infanzia e che è in voga ancora oggi. Sembra una battuta umoristica, ma in realtà non lo è.

   Secondo il Sabatini Coletti online, l’amicizia è un <<sentimento di affetto, di simpatia, di solidarietà, di stima tra due o più persone, che si traduce in rapporti di dimestichezza e familiarità.>>

   Analizzando questa definizione notiamo che due parole, “solidarietà” e “persone”, stridono con il “motto”. Se, infatti, gli amici sono le banconote e le monetine, passi per Continua a leggere ““Gli amici sono quelli che stanno in tasca””

Come nelle sabbie mobili…

<<Tu stai giocando e pensi che stia andando tutto bene. Poi una cosa va storta, e poi un’altra, e un’altra. E tu provi a reagire, ma più cerchi di lottare e più sprofondi, finché non riesci più a muoverti. Non riesci a respirare perché sei sopraffatto… come nelle sabbie mobili.>> (dal film Le riserve, USA, 2000).

   Questa citazione, estrapolata da un film di produzione statunitense, è una metafora che rende perfettamente l’idea di cosa vuol dire rimanere invischiati nelle sabbie mobili; ossia Continua a leggere “Come nelle sabbie mobili…”

Chi ha tempo non aspetti tempo!

   Quando me lo dicevano non me ne davo per inteso. Rimandavo, rimandavo… quando sarò maggiorenne, quando prenderò il diploma, quando prenderò la laurea, quando comincerò a lavorare, quando… e intanto il tempo scappava ed io non me ne accorgevo neanche, occupato com’ero a fantasticare sui successi che avrei mietuto e i grandi traguardi che avrei toccato. In pratica, a parte qualche eccezione, ho fatto della procrastinazione, una professione.

   Cazzeggia oggi, cazzeggia domani… improvvisamente mi sono ritrovato avanti negli anni e, per dirla con mio padre, mi ritrovo <<cornuto e mazziato>>.

   Oggi che finalmente ho raggiunto la consapevolezza di aver sprecato buona parte della mia vita, quella più importante e sarei pronto a scalare le montagne, la memoria non mi supporta più e resto inchiodato ai blocchi di partenza.

   I pensieri sfuggono senza che io riesca ad acchiapparli. Il tempo di prendere carta e penna per annotarli e già sono scappati via con mia grande costernazione. Comincio a scrivere una frase ma non riesco a concluderla come l’avevo pensata perché dimentico qualche parola. Spesso dimentico anche di prendere qualche medicina; oppure andando da una stanza all’altra per prendere qualcosa, devo tornare indietro perché ho dimenticato cosa dovevo fare.

   È una frustrazione continua, che diventa disperazione nel momento in cui focalizzo che non si può riscrivere la sceneggiatura della propria vita.

Luigi Lavorgna