<<Quale è stata la cosa più bella di ieri? Ho chiesto qualche giorno fa a una classe di universitari di un master di scrittura. Li incontravo per la prima volta e, per entrare rapidamente in sintonia con loro, ho inventato una forma particolare di appello. Bisognava dire il proprio nome e raccontare, in breve, la «cosa bella» del giorno prima: la vittoria della squadra del cuore acciuffata ai rigori, la lettura delle ultime pagine di Anna Karenina, una carbonara ben riuscita e condivisa con un amico, pettinarsi senza sentire – per la prima volta – il dolore di una ferita provocata da una violenza… Sono tutte esperienze (quanto straordinarie non conta) di risonanza, che fermano il tempo e che vengono mandate «a memoria» (in inglese si dice by heart, in francese par coeur: «a cuore»), perché sono vita che si è ampliata e non può essere più portata via: si vive più «a lungo» solo quando si vive più «in largo» o «in profondità». Se invece la felicità si riduce a un risultato relativo a oggetti e standard da raggiungere, l’ordinario viene escluso e la memoria si riduce a una soffitta ingombra di pezzi di passato, rispolverati in occasioni estemporanee e sentimentali.>>
Alessandro D’Avenia, Corriere della Sera del 25 gennaio 2021