<<La frisella – o fresella come la chiamiamo dalle mie parti, ci informa Wikipedia – è un tarallo di grano duro cotto al forno, tagliato a metà in senso orizzontale e fatto biscottare nuovamente in forno. Ne consegue che essa presenta una faccia porosa e una compatta. Importante è distinguere tra la frisa e il pane: la frisa infatti non è un pane, in quanto è cotto due volte.>>
Molto diffusa nel Sud Italia, in particolare Puglia, Campania, Basilicata e Calabria, la fresella è quasi una costante del mio pasto serale.
Le freselle, fatte con la farina di grano duro o integrale, si fanno cuocere in forno, possibilmente a legna, a seguire si tagliano e si rimettono a cuocere per renderle croccanti. Esiste una versione rettangolare e un’altra tonda. Personalmente preferisco quella a ciambella in quanto in linea con le mie esigenze.
Gustosa, facile da preparare – la si può condire assecondando il proprio gusto – la fresella per me è una vera e propria manna, tant’è che quasi tutte le sere la mia cena è a base di fresella. Grazie alla superficie porosa che consente il facile assorbimento dei condimenti, in breve tempo ci si prepara un pasto degno di una tavola reale.
A titolo di esempio propongo alcune varianti di condimento.
a) Strofinare sulla superficie della fresella uno spicchio d’aglio per carpirne il profumo, aggiungere pomodorini tagliati a pezzetti, sale, Olio Evo e origano;
b) Tonno, sgocciolato, olive snocciolate, qualche pezzetto d’aglio, capperi, Olio Evo, origano e basilico;
c) Formaggio fresco, con l’aggiunta di pomodori secchi, Olio Evo, origano e basilico.
Personalmente, nel prepararmi la fresella, innanzitutto la sistemo in un piatto fondo, la copro di acqua e attendo fino a quando diventa morbida. Dopo di che, la metto per circa tre minuti nel forno a microonde affinché diventi ancora più morbida e calda, quasi scottante. Trascorsi i tre minuti provvedo a condirla. Ogni volta mi lascio trasportare dall’ispirazione del momento e dalle possibilità di scelta. Generalmente in questo periodo invernale, aggiungo abbondante olio extravergine di oliva e uno strato di ricotta, secca e piccante, grattugiata. A volte oltre all’olio, che non manca mai, aggiungo uno strato di maionese, oppure qualche verdurina sottolio.
Nel periodo estivo le opzioni diventano tantissime.
Fatta questa che potremmo definire una premessa, veniamo a chiarire il senso del titolo di questo post.
C’è un rituale curioso che ogni sera accompagna le mie cene a base di fresella che vorrei sottolineare. Cherie, la mia cagnolina – il riferimento è alla sua statura e non alla sua età – sistemata al caldo vicino alla stufa nel salone adiacente alla cucina, arrivata l’ora di cena, da lontano segue con attenzione ogni mio movimento – il fornetto a microonde è sistemato su di un mobiletto proprio nello specchio della porta che separa la cucina dal salone – e non appena sente il suono del campanello che segnala l’avvenuta conclusione dell’operazione di riscaldamento, scatta in piedi con prontezza e mi raggiunge in cucina per reclamare la sua parte. Stacco un pezzetto di fresella, di cui anche lei è ghiotta, e lo metto nella sua ciotola. Lei scodinzola felice e la mangia di gusto.
Confesso che questa sua abitudine, più di una volta mi ha fatto pensare agli esperimenti di Pavlov con suoi cani, per mettere a punto la sua teoria sul riflesso condizionamento.
Che dire? Mi sento un novello Pavlov!
Luigi Lavorgna