C’è un tempo…

C’è un tempo per la semina e un tempo per la raccolta,

un tempo per sognare e un tempo per realizzare i propri sogni,

un tempo per l’infatuazione e un tempo per l’amore,

un tempo per vivere e un tempo per morire.

Il tempo è prezioso, occhio a non ammazzarlo,

il rischio è sabotare la propria vita.

Ogni minuto è un attimo e ogni attimo è prezioso.

Luigi Lavorgna

Avviene che la parola filosofia sia oggi continuamente sulle labbra e, insieme, si consideri la filosofia come un angolo morto …, E. Severino, “La filosofia dai Greci al nostro tempo. La filosofia antica e medioevale”

Il pensiero di Emanuele Severino nell'ambito del pensiero contemporaneo

« Avviene che la parola filosofia sia oggi continuamente sulle labbra e, insieme, si consideri la filosofia come un angolo morto. Alla marcia filosofica il direttore d’orchestra, cioè la cultura oggi dominante, ha segnato l’alt. Per capire però che un certo gesto è l’alt di un direttore d’orchestra, bisogna prima aver sentito la musica. Oggi capita frequentemente che i direttori dicano alt a una musica che nemmeno essi hanno mai sentito.
Questa musica, d’altronde, non solo è la radice della nostra civiltà, ma è lo spazio in cui la nostra civiltà è cresciuta e continua a crescere, il terreno su cui è tracciata ogni autostrada ed edificata ogni metropoli. Da questo punto di vista, gli alt dei direttori d’orchestra sono le palette alzate dei bambini che giocano a fare il capostazione. »
E. Severino, “La filosofia dai Greci al nostro tempo. La filosofia antica e medioevale”

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Elogio della Fragilità

Annarita Arso Psicologa

Elogio della Fragilità

Fragilità è una parola ricoperta di sospetto che a volte desta preoccupazione, altre paura, altre ancora vergogna. E’ un contenitore di lacrime trattenute e bisogni soffocati. Nel setting clinico spesso si fa fatica a stanarla e a convincerla che c’è un posto d’onore a lei riservato perchè teme di essere confusa con la più volgare debolezza. Non di rado chi vive un dolore intenso o sta combattendo una battaglia di vita particolarmente impegnativa, teme di deludere chi lo circonda, ha paura di non apparire abbastanza “forte” agli occhi di chi lo stima. E’ in fondo spaventato dalla sensazione di scoprirsi diverso da quello che credeva. “È la vita di ciascuno di noi,

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Amarcord

Amarcord, termine che, come apprendo da Wikipedia, deriva dall’univerbazione della frase romagnola “a m’arcord” (“io mi ricordo”), oltre ad essere uno dei film più noti del regista Federico Fellini, è altresì diventato un neologismo della lingua italiana con il significato di rievocazione in chiave nostalgica.

Nel mentre stamattina facevo quattro passi davanti casa per godere finalmente, dopo la calura di questi giorni, di un po’ di frescura, ho focalizzato che il mio personale è un tempo che troppo spesso strizza l’occhio al passato, in quanto quasi sempre l’incipit delle mie frasi, sia che scrivo un post, sia che discorro con i miei amici, è: <<Ricordo che quando…>>

Eh già, “le ore del mattino hanno l’oro in bocca” …

Confesso che, a volte – mi correggo – spesso il presente viene coniugato al passato. Forse la cosa non dovrebbe essere preoccupante in quanto “ho già dato” e avrei il diritto, si fa per dire, di godermi la meritata pensione, però… però c’è sempre una molesta vocina nel cervello che tutto fa, tranne che “farsi i ca..i suoi!

E intanto sono diventati cazzi miei!!

Luigi Lavorgna

Sbolognare

La crescita del livello culturale dell’uomo all’inizio del terzo millennio, la globalizzazione, la tecnologia che sforna a ritmo continuo apparecchiature e congegni molto avanzati, il multiculturalismo e via dicendo, sostanzialmente il nuovo che avanza, non solo hanno cambiato il nostro stile di vita ma hanno valorizzato vocaboli come obsolescenza, senescenza, innovazione, ecc.

L’obsolescenza (diminuzione progressiva di efficienza, validità e gradimento all’interno di un ambiente), ad esempio, tra l’altro, ha relegato nel dimenticatoio parole che un tempo godevano di largo consenso. Una di queste è “sbolognare”, una parola che al tempo della mia giovinezza – la lingua batte dove il dente duole – era sulla bocca di tutti, soprattutto coetanei. Manco a dirlo, recentemente mi è tornata alla mente lasciandomi basito; nel senso che il dubbio si è impadronito di me. Essendo che, come più volte accennato, da qualche tempo la mia mente fa i capricci, ho consultato un vocabolario online.

Con mia grande sorpresa (sono moltissimi anni che non la sentivo pronunciare) l’esito è stato positivo. Si tratta di un verbo transitivo. “Voce del gergo furbesco, prob. deformazione di bolgerare, variante di buggerare, con s-intensivo e accostamento paretimologico a Bologna (un tempo luogo di smercio di ori falsi) – cito letteralmente – altri significati: liberarsi di un oggetto di nessun pregio, vendendolo più o meno astutamente o regalandolo. Togliersi di torno una persona non gradita.”

Quanto mi piacerebbe “sbolognare” i ricordi sgraditi…

Luigi Lavorgna