Per anni ho accumulato nella mia biblioteca libri, riviste, ritagli da quotidiani e riviste, appunti scritti a mano e poi a computer, che impreziosiscono quello che io enfaticamente chiamo il mio studio. Ad una stima molto approssimativa credo che nelle quattro vetrine trovino posto non meno di quattromila volumi che, negli anni mi sono premurato di sistemarli tematicamente. Cosa assai complicata in considerazione che i volumi sono stati acquistati nel tempo seguendo gli interessi del momento. Vale a dire, una volta si trattava di cinema, un’altra ancora giurisprudenza, poi pedagogia, poi didattica, poi psicologia, poi filosofia, poi crescita personale, poi management, poi marketing, poi comunicazione, senza contare altri fuori categoria. E infine, tra le altre enciclopedie, universali e tematiche, fa bella figura di sé la Treccani, quella piccola, però.
Un inciso: ho progettato io stesso l’arredo. Ispirandomi a quello presente in sala dell’Università Federico II di Napoli, contattai un falegname che realizzò un vero capolavoro in noce tanganica.
Per rendere l’idea, per diversi anni il mio slogan preferito è stato: “Una giornata senza acquistare libri è una giornata persa”. Ricordo ancora la gioia, la passione quando di passaggio a Napoli mi recavo a via Port’Alba dove c’erano molteplici librerie e bancarelle colme di libri sulla strada. Mi aggiravo per ore rapito tra libri nuovi, libri usati, libri antichi, libri d’occasione… era una goduria indescrivibile. Guardavo, toccavo, leggevo la quarta di copertina, a volte sfogliavo. Raramente mi è capitato di tornare a casa a mani vuote.
Ho letto tanto… ho letto poco?
Purtroppo devo ammettere, metaforicamente parlando, che volevo scalare la vetta dell’Everest e invece ho “scalato” a malapena il colle dove sorge la “Rocca” a San Salvatore telesino (BN). Tradotto, credo di aver letto solamente circa il 3% dei libri. Vergognoso, rispetto a quelle che erano le aspettative iniziali.
Motivazione?
Poteri accampare scuse quali gli impegni di lavoro – credo di poter affermare che fare il docente sia uno dei lavori più usuranti che esistano – le esigenze familiari e quant’altro, ma credo, con un atto di sincerità, che sia dovuto alla procrastinazione. “Quando andrò in pensione – mi dicevo – potrò finalmente leggere buona parte dei miei amati libri.”
Ovviamente, per motivi che non sto a specificare per non tediare il lettore, ho dovuto con rammarico prende atto dell’ennesimo flop. Vorrei… mi alzo dal letto con le migliori intenzioni del mondo, comincio a sfogliare qualche libro dei miei autori preferiti, ma dopo qualche pagina quando va bene, desisto.
Mi sforzo, provo e riprovo quasi tutte le mattine, ma…
Mi guardo intorno, a volte cambio di posto qualche libro e quasi sempre il pensiero comincia a vagare senza controllo. Ma quello che fa più male è il pensiero che tutti quei libri rappresentano un tesoro nascosto di cui forse nessuno potrà beneficiare e che in futuro possano finire accatastati in soffitta ad ammuffire sepolti dalla polvere o peggio ancora al macero.
È proprio vero, “ogni cosa a suo tempo”
Luigi Lavorgna