“Beato te che non capisci nulla”

Tempo fa, lessi da qualche parte – non ricordo quando e dove – che il vecchio adagio “Beato te che non capisci nulla” è un insulto alle persone, perché a nessuno piacerebbe, soprattutto nella società odierna, non capire niente e correre il rischio di diventare uno zimbello.

È un’opinione, pertanto “nulla quaestio”. Personalmente condivido l’intenzione ma non il giudizio.

A scanso di equivoci, mi preme sottolineare che anche per me vale la tesi che, soprattutto oggi, non capire nulla è un handicap, ma nello stesso tempo, voglio altresì sottolineare che non sempre generalizzare è una cosa positiva e che quello che vediamo a volte non corrisponde a verità.

All’epoca della mia infanzia infatti– ribadisco che l’ho trascorsa in campagna e che i miei genitori erano contadini – questo adagio era usato e abusato da ragazzi, adulti e vecchi. Era il periodo in cui questo adagio veniva “somministrato” a mò di sfottò e pertanto anche colui che era la vittima designata si prestava al gioco facendosi “quattro risate” come si diceva allora.

Luigi Lavorgna