C’è chi decide di giocare nella squadra dei campioni per vincere e impegna tutte le proprie risorse per farne parte, e c’è chi finisce tra i perdenti. Tra questi ultimi c’è chi consapevolmente se ne assume la responsabilità, ma c’è anche chi si racconta che la colpa è delle persone che sono cattive, delle circostanze, della fortuna che si è dimenticata di loro, del destino ingrato e via dicendo.
“La colpa è del destino” sento dire spesso. Nel linguaggio comune, “era destino” è una frase ricorrente per giustificare un insuccesso. Io stesso, essendo cresciuto nell’ambiente rurale nell’epoca postbellica – secondo dopoguerra: sono nato nel 1950 – caratterizzato da miseria e povertà e dalla rassegnazione di gente che lavorava dalla mattina alla sera nei campi, avevo maturato questa convinzione. Col tempo, man mano che proseguivo negli studi, cominciai ad avere dei dubbi.
Per avere un parere autorevole circa l’esistenza del destino, molto tempo fa inviai una e-mail a Francesco Alberoni, famoso sociologo di cui ho letto quasi tutti i libri, nonché gli articoli pubblicati sul Corriere della Sera. “No!”, fu la secca risposta, che meditai per molto tempo.
Il problema è che la parte razionale di me dice di no, ma quella emotiva continua ad istillare dubbi, in particolare quando tento di svincolarmi dalle mie responsabilità.
Ma in definitiva, esiste il destino? È vero che è tutto predeterminato e noi possiamo solamente accettare un destino già segnato dalla nascita? Si o no!?
Mah! Forse siamo noi padroni del nostro destino, forse è tutto scritto e non possiamo fare nulla per modificare quanto stabilito, forse l’uno e l’altro, forse è fortuna o che altro ancora. Io so solo che, puntare il dito su qualcuno a prescindere, è un alibi ossia il modo più semplice per scaricarsi delle proprie responsabilità.
Ovviamente esiste anche l’avvenimento fortuito, accidentale e imprevisto che chiamiamo “caso”, ma anche questo è un alibi che non regge. Il caso è un fagocitatore che non fa eccezioni: condiziona la vita di tutti, nessuno escluso.
Qual è la vostra opinione in merito? Grazie.
Luigi Lavorgna